Ogni anno il 3 Dicembre, viene celebrata la giornata internazionale delle persone con disabilità. Proclamata per la prima volta dalle Nazioni Unite nel 1992, con lo scopo di richiamare l’attenzione sull’importanza di creare società realmente inclusive. Non si tratta semplicemente di riconoscere diritti ma soprattutto garantire condizioni concrete affinché ogni persona possa partecipare pienamente e senza nessun tipo difficoltà alla vita sociale, lavorativa culturale ed economica. Questa giornata richiama – istituzioni, cittadini e imprese – ad interrogarsi su ciò che nel tempo si è riuscito ad ottenere e soprattutto su quanto rimanga ancora da fare per costruire una società realmente inclusiva e accessibile.
Il tema dell’anno corrente non ha caso, è stato “Promuovere società inclusive per le persone con disabilità per favorire il progresso sociale”, tale tematica ha preso spunto dalla Seconda Conferenza Mondiale sullo Sviluppo Sociale, tenutasi a Doha lo scorso novembre, nel quale sono emersi ostacoli persistenti con cui combattono tutt’oggi le persone affette da gravi problemi di disabilità.
Tra gli ostacoli più emergenti risultano: accessi limitati a determinati impieghi, autonomia ridotta dovuta ha le varie barriere architettoniche presenti nella maggior parte delle città, maggiore rischio di povertà e mancanza di protezione sociale.
Si stima che, in Italia, secondo alcuni dati Istat, su circa tre milioni di persone diversamente abili, in una fascia d’età compresa tra i 15-64 anni, solo il 32,5% risulta abbia un’occupazione, contro il 58,9% della media nazionale. Tuttavia, anche se tale risultato non è al quanto soddisfacente, bisogna però ricordare che grazie all’introduzione della legge n. 68\99 sul collocamento mirato, si è assistito a un netto incremento della quota di persone diversamente abili presenti nel mercato del lavoro che sono passate dal 40,2% del 2011 ad oltre il 52% nel 2022.
A livello sovranazionale, l’Unione Europea ha adottato la “Strategia europea per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030”, essa individua otto aree prioritarie tra cui: mobilità senza barriere, vita indipendente, inclusione nel lavoro, parità d’accesso alla giustizia, istruzione, cultura, sport e partecipazione alla vita politica.
In particolare, ha avuto rilevanza l’introduzione della “Disability Card”, cioè una tessera europea, ancora in fase di progressi, che consente il riconoscimento reciproco dello status di persona con disabilità all’interno dei vari Stati membri, semplificando così l’accesso a servizi e agevolazioni durante i viaggi.
L’UE interviene anche tramite normativa vincolante, tra cui vi è uno strumento importante “l’European Accessibility Act (2019), che impone ai Paesi, diversi obblighi in materia di accessibilità di prodotti e servizi, dal commercio elettronico ai trasporti, dagli sportelli bancari ai dispositivi elettronici.
Analizzando il panorama dei vari Stati membri europei, emergono approcci differenti nella gestione delle politiche per le persone con disabilità, pur comunque rimanendo fedeli al quadro comune definito dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità del 2006.
In Francia, la L.2005\102 è considerata una delle leggi più avanzate di tutta Europa. In quanto svolge un ruolo cruciale, essa riconosce il diritto alla “Compensation du handicap” e afferma il principio dell’accessibilità universale, imponendo obblighi rigorosi a scuola, trasporti, edifici pubblici e servizi. In particolar modo la Francia investe in politiche volte a garantire la vita indipendente e una valutazione più rapida del grado di disabilità, attraverso determinate strutture specializzate nel settore.
Un quadro fortemente orientato ai diritti fondamentali delle persone con disabilità è presente nell’ordinamento tedesco. In Germania la normativa di riferimento è il Sozialgesetzbuch IX, essa regola la partecipazione sociale e riabilitazione delle persone affette da disabilità congiuntamente alla legge federale relativa alla parità delle persone con disabilità. Il sistema federale consente ai vari Länder di adottare ulteriori misure, ampliando la discrezionalità in materia, particolarmente significativo è, il sistema lavorativo, che impone obblighi di assunzione e misure compensative per i datori di lavoro.
La Spagna, ha invece, raccolto in un unico testo normativo il complesso delle disposizioni in materia di disabilità con il Real Decreto 1\2013, che rafforza il divieto di discriminazione, il paese inoltre si distingue per l’ampiezza della tutela nel settore dell’istruzione e per i controlli più intensi sul rispetto delle quote d’inserimento lavorativo. Inoltre, negli ultimi anni, lo Stato spagnolo ha investito molto nel miglioramento dell’accessibilità urbana e dei servizi pubblici.
Uscendo dal contesto degli Stati membri, un sistema giuridico a sé stante è quello del Regno Unito, con la normativa cardine: Equality Act 2010, essa pone un divieto generale di discriminazione e riconosce diritti in ambito lavorativo, scolastico e servizi pubblici. Rispetto ai modelli europei, l’approccio britannico è meno centrato sul welfare ma pone maggior attenzione sulla responsabilizzazione giuridica dei soggetti obbligati, con un ruolo assai rilevante della giurisprudenza e degli Equality Bodies.
Ed infine per quanto concerne l’Italia, la giornata mondiale della disabilità è oggi accompagnata da varie iniziative istituzionali e campagne di sensibilizzazione su barriere architettoniche, maggiore inclusione lavorativa e scuola. L’ordinamento italiano, insomma, ha compiuto importanti passi avanti in materia, soprattutto dopo la ratifica del CRPD del 2006 e la riforma della disabilità, introdotta con d.lgs. n.64 del 3 maggio 2024 che ha introdotto profondi mutamenti in termini di assistenza e di riconoscimento della disabilità. Tale riforma oggi, è stata introdotta in alcune province e regioni autonome ma entrerà in vigore su tutto il territorio nazionale a partire dal 2027.
Uno strumento di nuova introduzione è la Valutazione di Base (UVB), esso da luogo ad un processo complessivo in cui vengono valutati aspetti relazionali, ambientali e sociali della vita quotidiana e se richiesto dalla persona in questione, a tale valutazione può seguire un percorso che coinvolge diversi professionisti e istituzioni, come servizi sociali, scuola, famiglia, unità sanitarie e lavoro.
Dal confronto tra i diversi ordinamenti emergono due aspetti fondamentali, un aumento della piena partecipazione delle persone con disabilità come diritto essenziale e fondamentale e un incremento delle risorse dedicate. L’UE attraverso la strategia 2021-2030 e le varie normative applicate dai diversi Stati membri, sta cercando di ridurre le disomogeneità e promuovere standard comuni più elevati. Tuttavia, la realizzazione di società realmente inclusive, richiede non solo norme adeguate ma un cambiamento culturale profondo ed una maggiore sensibilizzazione e consapevolezza collettiva.
In conclusione La Giornata internazionale delle Persone con Disabilità rappresenta, un momento essenziale per valutare i progressi compiuti, individuare le criticità ancora presenti e rinnovare l’impiego delle istituzioni nazionali ed europee, per garantire costantemente autonomia e pari opportunità a tutti i cittadini.
