Mauris blandit aliquet elit, eget tincidunt nibh pulvinar a. Sed porttitor.

Le foto presenti sul Blog Guttae Legis sono prese da internet, quindi valutate di pubblico dominio. Se il soggetto o gli autori dovessero avere qualcosa in contrario alla pubblicazione, basta segnalarlo alla redazione, alla mail: segreteria@guttaelegis.com

 si provvederà alla rimozione delle immagini.


instagram
youtube
whatsapp

Riparazione per ingiusta detenzione: la Cassazione ribadisce autonomia del giudizio e limiti della colpa ostat

2025-11-19 10:00

Antonella Pazienza

Diritto Penale,

Riparazione per ingiusta detenzione: la Cassazione ribadisce autonomia del giudizio e limiti della colpa ostativa

La Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33202 dell’8 ottobre 2025, è tornata a occuparsi della riparazione per ingiusta detenzione, conferm

La Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33202 dell’8 ottobre 2025, è tornata a occuparsi della riparazione per ingiusta detenzione, confermando alcuni principi ormai consolidati ma sempre rilevanti per la tutela dei cittadini.
Il protagonista della vicenda, A.A., aveva trascorso 235 giorni in carcere con l’accusa di rapina aggravata e tentata estorsione. Successivamente assolto, ha chiesto il riconoscimento dell’indennizzo previsto dall’art. 314 c.p.p. per ingiusta detenzione. La Corte d’Appello di Bologna, però, ha rigettato la sua richiesta, ritenendo che il comportamento dell’interessato avesse contribuito a creare una falsa apparenza di colpevolezza, giustificando in parte l’intervento dell’autorità giudiziaria. 
La Corte ha confermato che il giudizio per la riparazione è autonomo rispetto al processo penale. In altre parole, l’assoluzione non comporta automaticamente il diritto all’indennizzo. Il giudice che valuta la riparazione deve esaminare in modo indipendente la condotta dell’interessato, verificando se essa abbia concorso, anche solo colposamente, a determinare la detenzione.
Elemento centrale della decisione è la nozione di colpa ostativa: comportamenti imprudenti, ambigui o reticenti possono costituire motivo per negare l’indennizzo. Non serve dimostrare dolo o volontà di ingannare, ma basta che l’azione del detenuto abbia reso plausibile l’adozione della misura cautelare.

Nel caso di A.A., ad esempio, la Corte ha considerato rilevanti il fatto che si fosse dato alla fuga alla vista degli agenti e avesse chiesto denaro alla persona offesa. Questi comportamenti hanno contribuito a creare una falsa rappresentazione della sua responsabilità penale, giustificando il provvedimento restrittivo.
La sentenza ribadisce un principio fondamentale: il diritto alla riparazione deve essere bilanciato con la necessità di garantire l’efficacia dell’azione giudiziaria. Non si tratta di stabilire colpe penali, ma di valutare se la condotta della persona abbia concorso, anche indirettamente, alla propria detenzione.
L’orientamento della Cassazione conferma che la riparazione per ingiusta detenzione non può essere automatica e richiede un accertamento rigoroso e circostanziato. La nozione di colpa ostativa è uno strumento essenziale per tutelare sia il diritto dell’individuo a ottenere giustizia, sia l’interesse pubblico a preservare la correttezza dell’azione giudiziaria.

In definitiva, questa sentenza rappresenta un punto di equilibrio tra tutela del cittadino e responsabilità individuale, ribadendo che la libertà personale è un diritto fondamentale, ma che la valutazione dei comportamenti resta essenziale per stabilire se spetti o meno la riparazione.